Ti hanno uccisa milioni di volte.
Quando mostrano, ad esempio, la foto di com’eri e di come non sei più. Quasi a voler insinuare che in quel letto, ora, c’è quella ragazza lì; mentre tu non sei lì, da tanto, ormai. Tu, bellissima, sei nell’eterno di un ricordo; tu, viva, non sei nel tempo regolato di una macchina.
Ti hanno uccisa milioni di volte.
Quando chiamano, ad esempio, cibo e acqua il pappone pompato a forza nello stomaco; e ginnastica il paranco che ti sposta dal letto. Quasi a voler insinuare che vivere e respirare, ridere e sognare, siano tubi, che bucano la carne; o mani altrui, che ti toccano, ignara.
Ti hanno uccisa milioni di volte.
Quando ti hanno usata, ad esempio, in nome di un’Idea, di un Credo, di un Partito. In nome di Dio. E ogni volta che hanno deciso, per te e contro di te. E ogni volta che, su te, fanno spettacolo. Ogni volta ti hanno uccisa. Loro, che dicono di farti vivere.
Ma tu, viva, non sei nel tempo regolato di una macchina. Tu, bellissima, sei, finalmente, nell’eterno di un ricordo.
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